giovedì 23 febbraio 2012

Riforma pensionistica? No, meglio una rivoluzione.

Cos'è la pensione? Beh è uno 'strumento' di previdenza sociale. Si ovvio, ma cos'è la previdenza sociale?


La previdenza sociale è un ramo della legislazione sociale che ha come fine la tutela del lavoratore (e dei familiari a suo carico) dai rischi conseguenti alla menomazione o alla perdita della sua capacità lavorativa a causa di eventi predeterminati (naturali o connessi al lavoro prestato). Sorta storicamente in relazione alle condizioni di bisogno dei lavoratori subordinati, la tutela previdenziale è stata poi gradualmente estesa a tutti i produttori di reddito da lavoro. (Wikipedia)


Cioè facendo un piccolo sforzo si capisce che la pensione era nata, giustamente, come aiuto sociale per le fasce più deboli della popolazione. 
La domanda viene quindi spontanea: perchè la pensione è stata snaturata venendo concessa anche a chi realmente non ne ha bisogno?
Cioè è davvero illogico concedere un'aiuto sociale a persone con redditi e patrimoni incredibilmente grandi. Sarebbe come dare una pensione d'invalidità a chi non ha nessun tipo di problema psicofisico.
Ed è ancora più illogico ed incredibile vedere che le pensioni date a queste persone siano incredibilmente grandi. Riproponendo il paragone della pensione d'invalidità sarebbe come dare la minima ad un non vedente per dare poi pensioni faraoniche a persone non solo normodotate, ma che magari sono anche atleti o intelletuali affermati. 
Continuando il ragionamento non si può non rimanere sconcertati di fronte a pensioni di oltre 90 000 euro al mese (sic!) date a manager che in solo  un anno di lavoro riescono ad accumulare ricchezze che un normale lavoratore non riuscirebbe a guadagnare in un'intera vita. Manager che tra l'altro continuano anche in pensione a lavorare occupando poltrone d'oro.
Esemplare è il caso a cui accennavamo prima, quello di Mauro Sentinelli. Si perchè l'ex-manager Telecom guadagna precisamente 90.247 euro pur facendo anche parte del consiglio d'amministrazione Telecom e presidente di un'altro consiglio d'amministrazione, quello della Enertel Servizi Srl. 
Non so perchè, ma credo che questo personaggio riuscirebbe tranquillamente a tirare avanti anche senza l'assegno dell'Inps. E quante persone che realmente non 'tirano' a fine mese potrebbero essere aiutate con quei 90 000 euro?
Solo con la pensione del nostro Mauro si potrebbe permettere di vivere dignitosamente a novanta famiglie pur riuscendo egli a mantenere uno stile di vita da re. E non immaginiamo nemmeno quanti 'Mauro' esistano in Italia. 
La proposta forse è provocatoria, certamente forte, ma sostanzialmente giusta. 
Perchè non dare la pensione solo a chi realmente ne ha bisogno? Fare cioè tornare la pensione alla sua originaria funzione, quella di aiuto sociale. 
Se una persona ha un patrimonio tale da poter essere paragonato ad un nababbo è illogico, oltre che ingiusto, che tale persona percepisca una pensione ancor di più se si tratta di pensioni d'oro. 
Soprattutto in questo periodo di difficile congiuntura economica si torni a dare le pensioni solo a chi ne ha bisogno e probabilmente sarebbero necessari meno sacrifici per tutti dato che le spese assistenziali ricoprono una voce importante della spesa dello Stato.
Qui ovviamente si è voluto dare uno spunto di riflessione, tirare un sasso per vedere se qualcosa si potrebbe muovere. Per i modi, i tempi etc etc... beh per quello si lascia la parola a chi di dovere, nella speranza che tali persone si possano ricordare che il loro 'dovere' è il bene dei cittadini.. di tutti i cittadini.


NF

venerdì 10 febbraio 2012

LE FOIBE: Non dimentichiamo.

"E' la visione europea che ci permette di superare ogni tentazione di derive nazionalistiche, di far convivere etnie, lingue, culture e di guardare insieme con fiducia al futuro" - Giorgio Napolitano.

Questo è ciò che ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo ieri al Quirinale alla celebrazione del Giorno del Ricordo in memoria di quanti son stati uccisi nelle foibe. Un'affermazione non troppo convinta e tanto meno convincente detta tra tante altre che lasciano alquanto insoddisfatti.Un discorso che non potrà mai essere sentito come sincero essendo espresso da un comunista di prim'ordine, uno di quelli che, per intenderci, non ha mai condannato i "fatti di Ungheria" e tanto meno l'invasione sovietica della cecoslovacchia durante '"Primavera di Praga", come è il Presidente Giorgio. 
Troppo semplicistico, troppo frettoloso quel voler mettersi dietro le spalle ciò che è accaduto in favore di una visione europea. Qualcosa tipo:" Ma si dai lasciam perdere, sono cose da poco! Facciam finta di nulla e amici come prima!". Si, perchè Tito il comunista, alla fine, per il nostro Napolitano era un compagno, probabilmente un amico se non forse un eroe.
E poi diamine lasciamo perdere queste piccolezze, lo si fa per l'amata Europa! Amata? Beh, da chi non si sa... forse dai banchieri e dall'alta finanza, perchè i popoli di un po' tutte le nazioni non sembrano così contenti di questa Europa. 
Eppure a me questo atteggiamento non sta bene. Io non sono disposto a passare sopra a questo scandaloso eccidio. Non sono disposto, quale cittadino italiano, ad accettare che il ricordo di queste persone debba essere interpretato in questo modo soft solo per gli interessi europei. E sinceramente non credo che sia, e che nemmeno debba essere, una questione chiusa questa delle foibe.
I governi filo-comunisti che hanno governato in amore e odio con la DC nel dopo guerra hanno azzerato il conto jugoslavo. Anzi, hanno fatto anche peggio concedendo senza opporre resistenza l'Istria e la Dalmazia oltre che parte del territorio triestino. Tutte terre italiane e le foibe stesse ne sono la dimostrazione. L'eccidio e l'esodo delle decine di migliaia di italiani che son dovuti fuggire sono la dimostrazione dell'italianità di quelle terre. E per me, come spero per molti altri Italiani (con la "I" maiuscola), la questione dalmato-istriana non è affatto chiusa e non lo deve essere. 
Non è cancellato dalle nostre memorie il debito che gli "jugoslavi" ci devono ancora pagare sia per i nostri Martiri (indecentemente MAI vendicati) sia per le nostre terre (MAI riscattate). 
Qui non si tratta di nazionalismo, come direbbe il caro Napolitano, si tratta invece di senso della Giustizia e senso della Dignità.
La Giustizia negata a tutti i famigliari di questi italiani abbandonati al loro destino quando erano in vita e abbandonati all'oblio della memoria per decenni da governi filo-sovietici. 
La Giustizia negata all'Italia intera che si è vista violentata con la perdita di territori che da millenni facevano parte della nostra tradizione e storia, senza che nessuno alzasse un dito.
La Dignità della nostra magnifica Nazione calpestata nel momento in cui si è vista governata da persone che hanno voltato lo sguardo dall'altra parte mentre tutto questo accadeva diventando complici di questi terribili eventi. 
No mio caro Presidente, non tutti sono disposti a chiudere un occhio (senza troppa fatica a dire il vero) come fa lei e per la fantomatica Europa e per i suoi rapporti di fratellanza con i comunisti balcanici. 
Da qualche parte in questa Nazione a forma di stivale c'è ancora chi, nonostante la storia che avete "insegnato" (o meglio bisognerebbe dire "manipolato") nelle scuole e non, ha un senso di Italianità. Persone che non hanno dimenticato e non vogliono dimenticare. Persone che non hanno perso il senso della Giustizia ne tanto meno quello della Dignità. Persone che aspettano e continueranno a farlo finchè Giustizia e Dignità non verranno ristabilite.

NF